"Nozze d'oro" per i cervi dell'Acquerino


Sono passati esattamente cinquanta anni da quando l'Ispettore Forestale Guglielmo Premuda, Amministratore delle Foreste Demaniali Pistoiesi fece liberare all'Acquerino quattro cervi provenienti dalle Foreste Demaniali di Tarvisio in Friuli; il nucleo di cervi fondatori, secondo i ricordi dell'Ispettore, era composto da un maschio, due femmine e un esemplare di sesso indeterminato. Nel 1965 ci fu una ulteriore liberazione di tre capi di sesso indeterminato rilasciati dall'Ispettore Pettinà. Infine negli anni ottanta comparve un piccolo nucleo di cervi a Monte Sole in seguito a immissioni clandestine o a fughe dal recinto d'allevamento della Prada.
In questo mezzo secolo la popolazione di cervi ha avuto elevati incrementi, sempre sopra il 20%, con un areale che coinvolge quattro province (Bologna, Pistoia, Prato, Firenze) e una popolazione di circa tremila cervi, che fa ipotizzare in futuro il congiungimento naturale con le popolazioni di cervo più vicine della Garfagnana ad ovest e del Casentino ad est.
Una caratteristica importante dei cervi di questa zona è la elevata qualità dei palchi; sono state fatte comparazioni con cervi dell'Harz (Bassa Sassonia, Germania), delle Alpi Svizzere, del Casentino e dell'Europa Orientale e sempre i cervi dell'Acquerino hanno prevalso per numero di ramificazioni.
La seconda peculiarità dei palchi dell'Acquerino risiede nella tendenza alla palmatura, presente nel 10% dei casi. La palmatura può interessare soltanto il tratto apicale o anche i due terzi superiori della stanga e può accompagnarsi ad una intensa "arborizzazione". Sono presenti casi di biforcazione sia dell'oculare sia dell'ago e del mediano.
La spiegazione di questo fenomeno è legata sia a fattori ambientali (ampia disponibilità di cibo per tutto l'anno e maschi adulti che raggiungono ed oltrepassano i 300 kg), che a fattori genetici: è possibile che si sia verificato il cosiddetto "effetto fondatore", un fenomeno genetico in cui si fissano nella popolazione successiva le caratteristiche uniche di uno dei riproduttori originari di un ristretto nucleo di fondatori.
Ma la gestione del cervo implica anche aspetti meno positivi, legati ai danni da pascolamento, da scortecciamento, da calpestamento e soprattutto ai danni per incidenti stradali, sempre più frequenti. La soluzione del problema non è facile, ma sicuramente un aiuto potrebbe venire da un diverso atteggiamento dei cittadini coinvolti (il cervo non può essere solo buono per fucili e padelle, ma può essere anche un ottimo richiamo turistico, per esempio), ma soprattutto da una maggiore assunzione di responsabilità da parte degli Amministratori locali.
(dati estratti da "Indagine sulla popolazione di cervo dell'Acquerino" di V.Mazzarone e S.Mattioli, Regione Toscana)

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